Chi non ha mai commesso un errore non ha mai provato nulla di nuovo

L’errore è una parte fondamentale dell’apprendimento.
Molti ragazzi pensano che se sbagliano verranno giudicati, perchè la nostra scuola ci ha abituati al sistema del “rinforzo negativo”.
Il nostro modo di lavorare coi ragazzi è esattamente l’opposto 🙂

Non solo è concesso sbagliare, ma, all’interno di un processo di apprendimento, è fondamentale  non giudicare l’errore e, anzi, a utilizzarlo per potenziare le nostre capacità.

Sicuro che sia un errore? :)

 

L’apprendimento e l’immagine

L’apprendimento comincia dalla percezione.
Ci si accosta alle cose attraverso il canale sensoriale e questo si traduce poi, nel nostro cervello, in immagini.

Le immagini non sono solo visive, come spesso si tende a pensare.
Esistono anche immagini uditive, olfattive, ecc….
La nostra mente è dunque un archivio immenso di immagini, che inizialmente sono solo “bozze”, poco rifinite, poco ricche di particolari, e completamente slegate fra loro e poi via via si arricchiscono ad opera dell’esperienza e della fantasia.
E’ quindi molto importante, citando anche i più importanti pedagogisti, far fare esperienza diretta al bambino ,per formare corrette ed elaborate immagini mentali del mondo che lo circonda.

L’immagine, infatti è un passaggio obbligato per la costruzione del CONCETTO.
Il concetto non è altro che una META immagine : ad un certo punto della nostra vita, guidati dall’insegnante, accade un miracolo: passiamo dall’immagine di UN albero al concetto di albero, che pur mantenendo le sembianze dell’albero reale, arriva a rappresentare immagini lontane dall’albero di partenza (l’albero genealogico ad esempio).

L’educatore ha il compito importante e delicato di accompagnare il bambino alla costruzione dei concetti, attraverso la generalizzazione e l’astrazione.
La generalizzazione è il processo attraverso il quale viene associato ad una varietà di elementi/esperienze il medesimo significato.
Si inizia quindi con l’osservazione, l’ordinamento e la classificazione di oggetti concreti, i quali vengono poi raggruppati in una classe (concetto) più ampia e il più delle volte, astratta.

Se a scuola questo processo avvenisse in modo corretto ci troveremmo di fronte a classi molto omogenee nell’apprendimento, in quanto le esperienze di ciascuno potrebbero trovare posto in una META esperienza di classe, elaborata, particolareggiata e rappresentata da ogni studente in modo personale ma allo stesso livello di approfondimento.

Purtroppo è proprio nei primi anni della scuola dell’obbligo, invece, che il lavoro sull’immagine, il concetto e la generalizzazione viene interrotto per dedicarsi allo studio mnemonico della “regola” (di grammatica, di matematica ecc).

La regola si afferma sull’immagine, come se fossero due nemiche e a questo punto c’è chi continua insistentemente a voler “immaginare” (i cosiddetti creativi) e chi si uniforma ( i cosiddetti “logici”).
Questo malinteso didattico genera disastri nella vita scolastica di moltissimi ragazzi, che non sanno automatizzare la regola o che, fondamentalmente, non hanno appreso la capacità di tradurre in immagine e poi in concetto l’oggetto stesso della regola.

L’immagine, intesa come disegno, ma anche come racconto , come capacità di imitare e mimare le situazioni, è quindi base fondante di un buon apprendimento, per tutti i ragazzi, indipendentemente dal loro stile cognitivo.
Spesso, i ragazzi che non riescono a “immaginare” (= attribuire un’immagine alle parole) ciò di cui si sta parlando perdono velocemente l’attenzione, hanno molta difficoltà a ricordare anche solo il nocciolo del discorso o della lettura che stanno sostenendo, non sanno collegare concetti anche molto vicini tra loro.

E questo non solo per i DSA, la cui caratteristica è riconosciuta e classificata, ma anche per un’altra folta schiera di studenti insoddisfatti e volte incapaci di capire il perché della loro difficoltà a raggiungere buoni risultati scolastici.

Ma non perdiamoci d’animo perché si può recuperare questo lavoro a qualsiasi età.
In età adolescenziale o adulta è necessario riprendere confidenza con i propri sensi e anche con la rappresentazione grafica delle cose che ci circondano, prima in maniera concreta (disegno degli oggetti) , imparando poi a classificarli e ad astrarli.
Si può quindi passare alla rappresentazione di situazioni astratte, di sentimenti, di sensazioni e infine alla metafora e al clichè (immagini che richiamano alla mente altri concetti più complessi, validi a livello oggettivo).

Le mappe mentali sono uno strumento principe in questo lavoro poiché permettono di lavorare con immagini e classi di immagine che esprimono, in combinazione con parole chiave, concetti e relazioni fra concetti.
In questo modo la “regola”, prima ancora di essere memorizzata o automatizzata, viene tradotta in una procedura e quindi interiorizzata, fatta propria, permettendone non solo la comprensione nel contesto in cui è stata spiegata, ma la sua generalizzazione.

Il risultato della collaborazione : il successo

 

 

 

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Ecco il resoconto del primo Workshop per insegnanti della scuola Secondaria, tenuto a Reggio Emilia dalla Dott. Elena Perolfi, formatrice della Fondazione Patrizio Paoletti per lo sviluppo e la comunicazione.

L’incontro è stato davvero un successo, grazie alla collaborazione e all’interesse di tutti…come succede sempre l’unione ha fatto la forza.

Per leggere l’articolo clicca qui

 

 

Il risultato della collaborazione : il successo

 

 

 

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Ecco il resoconto del primo Workshop per insegnanti della scuola Secondaria, tenuto a Reggio Emilia dalla Dott. Elena Perolfi, formatrice della Fondazione Patrizio Paoletti per lo sviluppo e la comunicazione.

L’incontro è stato davvero un successo, grazie alla collaborazione e all’interesse di tutti…come succede sempre l’unione ha fatto la forza.

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Mappe mentali -workshop gratuito per insegnanti

La mappa mentale non è solo un modo di insegnare e imparare, è un modo di vivere.
Grazie alle mappe infatti, cambiamo la nostra rappresentazione dei dati e delle informazioni che riceviamo dall’ambiente, abbandonando un vecchio modo di vederla, per apprezzarla con occhi nuovi.
Perché tutto questo?
Perché la mappa mentale è uno strumento, che, se utilizzato con regolarità, consente l’uso simultaneo di entrambi gli emisferi e dunque una evoluzione delle nostre abilità cognitive e creative, che sono, di solito, settoriali.
Pensate a Leonardo Da Vinci: ingegnere eppure artista indiscusso. Fu lui il primo mind mapper della storia.

Allora, se è vero che per vedere meglio e più lontano, occorre salire sulle spalle dei giganti,  imparando le mappe abbiamo l’occasione di farlo, ma anche di diventare noi stessi un po’ più grandi.

Mercoledi 22 febbraio, presso l’Istituto Magistrale, via Makallè 18, di reggio Emilia, dalle ore 14,30, si terrà la prima parte del Workshop per insegnanti della Scuola Secondaria “Insegnare con le mappe mentali”, organizzato dal CSI di Reggio Emilia.

Docente la Dottoressa Luisa Zaccarelli (io), insegnante e formatrice.img_8378

La comunicazione in classe – workshop gratuito

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Comunicare, etimologicamente, significa trovarsi in uno spazio comune.
Quando siamo in classe, come insegnanti, sentiamo di trovarci in uno spazio condiviso con i nostri studenti?
O ci sentiamo al di là del muro, della barricata?
Trovarsi in uno spazio comune è molto importante, perché da lì si può decidere di muoversi nella stessa direzione, trovare un obiettivo da raggiungere  insieme.
La comunicazione quindi, in classe ancor più che in azienda, è base fondamentale per la motivazione di studenti e insegnanti.
Di questo e di tanto altro si parlerà il 15/02/2012 con la Dott.ssa Elena Perolfi, Formatrice e Docente qualificata al metodo PTM, della Fondazione Patrizio Paoletti per lo Sviluppo e la Comunicazione, nel workshop gratuito organizzato dal CSI di Reggio Emilia.
Il workshop si svolgerà dalle 14,30 alle 18,30 presso la Sala 70, presso Centro Internazionale Loris Malaguzzi, via Bligny 1, Reggio Emilia.

Per informazioni ed iscrizioni contattare il CSI di Reggio Emilia, Dott.ssa Marzia Benassi 0522.444.862
La partecipazione  è gratuita per gli insegnanti di scuola secondaria.

Capolavori

scalaobiettivi1simoncelli
giulianidittatoriDa qualche settimana, con i miei ragazzi del Laboratorio di apprendimento presso l’Istituto Europeo, ho cominciato un lavoro che vorrebbe prepararli ad affrontare meglio le mappe mentali.

Parliamo di fatti di cronaca, quelli che sono più salienti nella settimana, ma anche di quello che i ragazzi  vogliono sapere riguardo a fatti già accaduti e che magari non hanno mai capito fino in fondo.
Poi esprimiamo con disegni (e non con le parole, come siamo abituati a fare a scuola), ciò che il fatto ci suscita.

Il risultato è davvero strabiliante: concetti profondissimi espressi con pochissimi tratti, una capacità di approfondimento che molti credono non esistere nei ragazzi di oggi.

Mi domando: forse le parole non sono più di quest’epoca? Forse sono riduttive? Forse il nostro modo non è più il loro e per questo l’incomunicabilità?
Invito tutti i miei colleghi a provare, probabilmente scoprirete talenti dei vostri studenti che non avreste mai potuto vedere, perché li tengono gelosamente nascosti, persino a loro stessi.

Capolavori

scalaobiettivi1simoncelli
giulianidittatoriDa qualche settimana, con i miei ragazzi del Laboratorio di apprendimento presso l’Istituto Europeo, ho cominciato un lavoro che vorrebbe prepararli ad affrontare meglio le mappe mentali.

Parliamo di fatti di cronaca, quelli che sono più salienti nella settimana, ma anche di quello che i ragazzi  vogliono sapere riguardo a fatti già accaduti e che magari non hanno mai capito fino in fondo.
Poi esprimiamo con disegni (e non con le parole, come siamo abituati a fare a scuola), ciò che il fatto ci suscita.

Il risultato è davvero strabiliante: concetti profondissimi espressi con pochissimi tratti, una capacità di approfondimento che molti credono non esistere nei ragazzi di oggi.

Mi domando: forse le parole non sono più di quest’epoca? Forse sono riduttive? Forse il nostro modo non è più il loro e per questo l’incomunicabilità?
Invito tutti i miei colleghi a provare, probabilmente scoprirete talenti dei vostri studenti che non avreste mai potuto vedere, perché li tengono gelosamente nascosti, persino a loro stessi.