Se i problemi hanno bisogno di soluzioni per essere affrontati, per le caratteristiche la questione è davvero molto diversa: bastano strategie nuove.
Se sei moro ti puoi esporre al sole, la tua pelle è più scura e ti bruci meno.
Se sei biondo invece devi starci più attento.
Esattamente nello stesso modo se si è dislessici (discalculici, dis, dis, dis) la questione è solo quella di utilizzare strategie per far “fruttare” la caratteristica anziché esserne penalizzati.
Gli studi scientifici hanno ormai evidenziato che la dislessia è solo un percorso diverso di apprendimento e come tale andrebbe affrontato.
Come al solito, però, la scuola è molto indietro rispetto ai reali bisogni dei ragazzi e anche rispetto agli strumenti che il mondo moderno offre.
Gli insegnanti che non affrontano un percorso specifico non sono preparati e non conosco ne la caratteristica, ne le strategie per utilizzarla al meglio.
Che sono in realtà semplicissime e per nulla costose!
Si tratta innanzitutto (ma questo sia per DSA che per non DSA) di incentivare la motivazione e la curiosità.
Come?
Allineando la scuola agli interessi e agli strumenti utilizzati dai ragazzi, ai loro interessi.
Utilizzando, per esempio, il computer come mezzo primario per apprendere.
Utilizzando strumenti che rendano l’apprendimento più semplice e diretto come le mappe concettuali, o che sfruttino la potenza delle immagini e della creatività, come le mappe mentali.
Le mappe mentali, in particolare, fanno lavorare in maniera sinergica i due emisferi cerebrali , rendendo l’apprendimento meno settoriale.
I libri sarebbero da sostituire completamente con le loro versioni in .pdf e l’uso della sintesi vocale da raccomandare.
Ma gli insegnanti hanno spesso paura che l’uso del PC o della calcolatrice privi i ragazzi della capacità di scrivere e far di conto cosi come noi la intendiamo e l’abbiamo sempre intesa in questi anni.
In realtà, soprattutto per i dislessici, questo è totalmente falso.
L’uso di strumenti,cosiddetti compensativi, ha invece la sola funzione di liberare il DSA dal problema, consentendogli così di utilizzare la parte migliore della propria capacità di apprendere in modo autonomo.
Il rischio di volere a tutti i costi uniformare l’apprendere è quello che vediamo, invece, tutti i giorni nelle nostre classi: ragazzi demotivati, svogliati e che odiano la scuola.
E per le famiglie lievitano i costi dei tutor, che, se non sono veramente preparati, non fanno che rendere il ragazzo sempre più dubbioso rispetto alle proprie vere capacità.
E’ necessario invece sensibilizzare sempre più gli insegnanti e le famiglie verso la reale portata del “problema” e prepararli, insieme, ai ragazzi, a una scuola nuovo, più moderna.
Una scuola in cui non sia più centrale la differenza fra DSA e non DSA, ma lo diventi invece la tensione verso un apprendere sempre meno noioso e più moderno, che miri all’autonomia dei ragazzi e non all’assistenzialismo a tutti i costi.